Tabù sessuali e coppia

Tabù sessuali e coppia

(Divulgazione psicologica)

In teoria è rimasto un solo tabù: l’incesto. Gli altri, dal feticismo, all’infedeltà coniugale, all’omosessualità e via dicendo sembrano scomparsi. In molti si descrivono senza complessi e liberi da falsi pudori. Ma, sotterraneamente, si scoprono nuove censure. I tabù, infatti, non sciolgono come neve al sole; al massimo cambiano collocazione psichica. Parlando di infedeltà coniugale, sembrava che, come tabù, fosse infranto fin dalla fine del secolo scorso. Veniva messa in discussione la monogamia, questo contratto in esclusiva sui genitali dell’uno o della altra. Invece è un tabù molto resistente che, se anche a parole viene negato, è solo in fase di lentissima trasformazione. Si deve poi tener presente che in Italia coesistono culture di tipo diverso, industriali o post-industriali, ma anche arcaiche, contadine e sessuofobiche. Da ciò si forma, per i tabù come per tutto il resto, una geografia dell’anima, a macchie di leopardo. Inoltre i tabù godono di mobilità psichica. Il nudo, per esempio, che nonostante la moda altalenante del costume monopezzo, è sempre praticato su molte spiagge, è stato per anni fonte di scandalo. Oggi e tollerato, ma il conflitto si è spostato dal problema etico a quello estetico. L’aspetto fisico e la bellezza sono idealizzati e sembra che solo i belli e le belle  possano esibire il loro fisico, trasformando la contestazione del comune senso del pudore in una guerra ai deretani poco tonici. In una società dove il culto del corpo è utilizzato come veicolo pubblicitario e di comunicazione, il brutto diventa offensivo. Da questa pressione culturale nasce la corsa di molte donne e anche uomini verso interventi di chirurgia estetica che li rendono, a volte, sul piano dell’armonia visiva, ridicoli. Alcuni, cercando di non essere brutti, diventano orribili. Il tabù del corpo è stato violato dal pensiero cosiddetto civilizzato. L’armonia gestaltica della bellezza femminile è stata rotta da zigomi alla mongola costruiti su palline di silicone. Ciò si è verificato anche in seguito alla diffusione di una cultura della “deformità estetica” che è divenuta “politicamente corretta” in TV e sui social. Anche in questo caso è vero quel che diceva Freud: rinunciamo al patrimonio istintuale, anche estetico, in cambio delle rassicurazioni offerte dalla civiltà.

Resiste, ancora, sui mass media, il tabù dei genitali maschili, dotati, evidentemente, di una forza simbolica troppo efficace, per essere esorcizzata. Anche al cinema, che pure ha banalizzato una vasta serie di rapporti e oggetti coperti dal divieto, i genitali restano tabù. In generale i rapporti di coppia si modificano con la trasformazione di ciò che è socialmente proibito, ma più lentamente. La coppia è un nucleo arretrato rispetto alla società, perché resta dominata da passioni elementari. Poco importa se l’origine di questa resistenza al mutamento, nei rapporti di coppia, sia biologica o culturale. I tabù resistono, o si modificano parzialmente, ma non scompaiono mai. La prospettiva di un “mondo nuovo” simile a quello immaginato da Aldous Huxley, privo di anatemi, perché ammaestrato dall’assenza di passioni, è inconcepibile psicologicamente. Inoltre, il tabù non è un equivoco antropologico, ma delimita l’identità stessa di una cultura. Quindi, ogni progresso culturale dovrà confrontarsi con questa realtà. Il tabù dell’incesto, che per Lévi-Strauss, segna costantemente il passaggio dallo stato di natura alla società, non ha una valenza esclusivamente psicologica. Il suo obiettivo fondamentale è, nei fatti, la stabilità della specie. Più che un elenco dei tabù e dei loro limiti si propongono, oggi, dei nuovi modelli complessivi di comportamento, alla coppia come al singolo, in cui rimarranno sempre delle zone proibite.

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