Mary Reilly (Film – Recensione)

Mary Reilly (Film – Recensione)

Una cameriera, nella Londra vittoriana, spia dalla serratura un grand’uomo e ne vede due. Di chi è veramente innamorata la cameriera Mary Reilly (Julia Roberts)? Del rassicurante dottor Jekyll o del tenebroso mister Hyde? Una intrigante versione di uno dei capolavori della letteratura dell’ottocento. La sceneggiatura di Christopher Hampton (Le relazioni pericolose e Carrington) è un modo nuovo per raccontare da una inusuale prospettiva uno dei soggetti più affascinanti del cinema: La strana storia del dottor Jekyll e mister Hyde, Il capolavoro di Robert Louis Stevenson sul medico che trova la formula per separare le due nature dell’essere umano e poi prende gusto ad usare quella peggiore. Sembra, almeno nel film, che dia più soddisfazioni…L’azione si svolge nella Londra del 1866. Mary Reilly è la governante del dottor Jekyll, sfuggita, tra l’altro, ad un padre sadico per finire a lavorare, ingenua e sfortunata, nella tana del lupo. Il dottor Jekyll ha lo sguardo tenebroso di John Malkovich che, tuttavia, si è lamentato di non riuscire a focalizzare il suo personaggio, oscillando tra il maturo Jekyll e il giovane angelo del male Hyde. Nasce tra i due una storia d’amore, compatibilmente con le ambivalenti trasformazioni del protagonista maschile. Il regista Stephen Frears (Eroe per caso; The Snapper) è una garanzia nel coniugare gotico e sentimentale. Il progetto, sulla carta, era splendido. Tuttavia, nella realtà, l’anteprima londinese di dicembre non ha convinto, pienamente, i critici. In fase di sceneggiatura erano stati scritti ben venti finali differenti. Il dilemma era banale e non c’era bisogno di alcuna particolare riflessione psicologica per definirlo. Chi preferisce Mary Reilly? Jekyll, cioè l’amore coniugale, o Hyde, ovvero la passione sfrenata? In fondo, per quattro quinti del film, non sa che sono la stessa persona e, comunque, allora come oggi, dopo cento anni di psicoanalisi, non è facile concepire, socialmente e artisticamente, l’ambivalente coesistenza di questi sentimenti, apparentemente, opposti. Inevitabile, in ogni caso, per i cinefili amanti del genere “Psycho”, la presenza in sala.
1995, USA, regia S. Frears. Con Julia Roberts, John Malkovich, Glenn Close, George Cole.

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