Disturbi affettivi e relazionali

Ognuno di noi ha un modo personale di stare a contatto con il mondo, un proprio modo di vivere, comportarsi, pensare, stare con gli altri, affrontare le esperienze della vita. Per esempio: c’è chi apprezza la solitudine e l’isolamento e chi invece è più incline a socializzare e cercare compagnia; chi ha bisogno di sentirsi al centro dell’attenzione e chi se ne vergognerebbe; chi tiene tutto in ordine e chi vive a suo agio nel caos; chi è particolarmente diffidente e chi si fida incondizionatamente degli altri.
L’insieme di queste caratteristiche definisce la personalità dell’individuo che è il risultato della combinazione di fattori genetici (cioè ereditari) e ambientali (in particolare, il rapporto con i genitori e con l’ambiente sociale e culturale di appartenenza).

Le modalità di espressione della personalità variano lungo un continuum che va dalla massima flessibilità all’estrema rigidità.
Le difficoltà affettive e relazionali sono un insieme di sofferenze e disagi, temporanei o duraturi, riguardanti tanto la sfera comunicativa quanto quella emozionale. Possono interessare bambini, adolescenti e adulti.

Le cause di questi disturbi psicologici e comportamentali vanno frequentemente ricercate in legami problematici con i genitori, eventi traumatici subiti durante l’infanzia, convinzioni distorte o rigide e assolutistiche che ci si crea su se stessi e sul resto del mondo, oppure nella tendenza a ingigantire aspetti negativi della realtà. Possono contribuire anche fattori caratteriali come l’introversione.

Le manifestazioni dei disturbi affettivi e relazionali sono varie. Comprendono stati di ansia, rabbia e aggressività, negativismo, iperattività, isolamento, comportamenti oppositivi e di rifiuto, depressione, apatia, insicurezza, scarsa autostima, timore di non essere all’altezza, problemi del linguaggio nei bambini e ritiro sociale. Possono anche sfociare in sintomi psicosomatici (nausea, mal di stomaco, mal di testa, difficoltà nel dormire) o nevrotici come disturbi ossessivo-compulsivi.

In alcuni casi, ci troviamo di fronte a una “esasperazione” delle caratteristiche sopra descritte, che finiscono per diventare così rigide e pervasive da condizionare la capacità di adattarsi alla vita e di avere rapporti affettivi, sociali e lavorativi soddisfacenti.
Chi soffre di questi disturbi ha una visione di sé e dell’altro distorta, poco aderente alla realtà, disfunzionale e ha abitudini, comportamenti ed esperienze interiori che si discostano molto da quelle delle altre persone. Inoltre, non si rende conto dell’origine “psicologica” del proprio malessere né considera la possibilità di un percorso per avviare un cambiamento poiché è convinto che l’alto livello d’insoddisfazione e sofferenza siano oggettivamente dovuti a cause esterne.

Nel caso di bambini o adolescenti, spesso sono gli insegnanti a portare all’attenzione dei genitori il disagio che essi vivono, nel relazionarsi con gli altri.

Rispetto agli adulti, frequentemente, sono i familiari a rivolgersi a uno specialista, per capire come affrontate la situazione; più raramente, è la persona stessa a chiedere aiuto. Molte volte, ciò accade quando la situazione emotiva si complica per la comparsa di un altro disturbo come la depressione, l’ansia o l’abuso di sostanze.

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