Film cult – Ultimo tango a Parigi (Riflessione sui glutei)

Film cult – Ultimo tango a Parigi (Riflessione sui glutei)

Il film di Bernardo Bertolucci Ultimo tango a Parigi, in cui trionfano le plastiche natiche di Maria Schneider e le prestazioni stagionate di Marlon Brando ripropone un interrogativo mai, definitivamente, risolto: perché cambiano i gusti erotici e, con essi, il comune senso del pudore? Generalizzare, in questo campo, non è facile, ma limitandoci al distretto posto in primo piano dal film, ovvero al sedere, viene per esempio subito in mente la pletora di jeans propagandati sul mercato estivo a furia di deretani eternamente sorridenti da ariosi spazi pubblicitari. Cambiando la società, è ovvio, cambia il confine tra lecito e illecito, ma nel settore dei glutei la realtà supera la fantasia.

Intanto bisogna ricordare che il sedere, come la razionalità, non è da sempre patrimonio della razza umana. Esso nasce, secondo gli antropologi, circa quattro milioni di anni fa, quando l’Australopithecus afarensis, uno dei nostri più antichi progenitori, smise di camminare carponi e, assumendo la posizione eretta, diede il via a quei cambiamenti strutturali del corpo che portarono alla nascita delle natiche. Con ciò, sfortunatamente, proprio alla sua nascita, il sedere perse gran parte del suo significato erotico. Infatti, con la posizione eretta, uomini e donne smisero di accoppiarsi nella posizione dorso-ventrale, tipica delle scimmie, per passare a quella ventro-ventrale che, attualmente, va per la maggiore. Questo determinò, anche, la rotazione della vagina per facilitare il coito nella nuova posizione e il successo del seno come richiamo sessuale.

Secondo lo zoologo Desmond Morris, quei segnali erotici che, con la posizione carponi, provenivano dalle natiche femminili si trasferirono, con la posizione eretta, sulla parte frontale del corpo. “Fu così – dice Morris – che si svilupparono i seni sporgenti e rotondi della femmina, come copia delle natiche”. Ma poiché gli istinti sono duri a morire, permane tutt’oggi nei maschi l’atavica attrazione per il sedere, polo di un dibattito interno anche angoscioso, tra seno e natiche, che rende, talora, l’uomo moderno un novello asino di Buridano, il quale, come è noto, morì di fame non sapendo decidersi tra due mucchi uguali di paglia. Peraltro, la morale comune difficilmente tollera una aperta dichiarazione di desiderio in favore delle natiche, come quella espressa dal film di Bertolucci.

Da un punto di vista psicoanalitico, tutta la sessualità rimane sempre collegata a un sotterraneo senso di colpa. Esso ha origine in una serie di situazioni infantili che gli psicoanalisti definiscono complesso d’Edipo ed è stato istituzionalizzato dalla religione che sottolinea la natura peccaminosa della sessualità, concedendo a quest’ultima solo un piccolo posto, al servizio esclusivo della procreazione. Le natiche, o meglio ciò che esse rappresentano, sarebbero quindi vietate. Ma poiché non possiamo abolirle, esse finiscono, assieme a parecchie altre cose, nella zona inconscia, non percepita della nostra mente, attraverso un processo psichico difensivo che la psicoanalisi definisce “rimozione”. Tuttavia, la rimozione non distrugge gli elementi rimossi; quindi essi tendono a ricomparire, in forma più o meno scoperta.

Non a caso, la storia della cultura occidentale e orientale è piena di grandi personaggi che hanno optato per le natiche. Maometto, per esempio, sceglieva le sue mogli in base al volume e alla grazia delle natiche; mentre l’antica sapienza indiana raccolta nel codice Manu raccomanda a chi prende moglie: “Bada che essa abbia l’andatura graziosa di un giovane elefante”. Il poeta tardo-medievale Eustorg de Beaulieu, cui si deve consentire di chiamare le cose col loro nome, scrisse: “Nobile culo, al quale rende omaggio/ la bianca mano mentre a capo chino/ ci si piega a tastarlo un pochettino/ ed ogni giorno se ne fa un assaggio”. Non parliamo poi delle tormentate estasi dei romantici ottocenteschi. Gabriele Rossetti dedicò, con accenti entusiasti ben 360 versi al sedere di una non meglio identificata Carolina scrivendo, tra l’atro: “Fa ch’io dipinga un culo immalleabile / atlantico, pittorico ed atletico, / classico, erculeo, magico, intoccabile/ magnifico, simpatico e magnetico, / in bei versi e nell’onda Caballina /fluidi e degni del cul di Carolina…”. Il pensiero di Kant, a suo tempo, aveva lasciato intendere come il culo non potesse che che appartenere alla categoria del sublime; capace, quindi, di superare la concezione mentale del bello e trovare una collocazione ordinata nell’universo.

Tuttavia a questa concezione romantica delle natiche si è andata opponendo, in molte circostanze, una linea di pensiero che persegue l’ideale della donna asciutta e fusiforme.

Questa decadenza del sedere nacque probabilmente, con la rivoluzione francese, quando si affermò la matrice razionalistica di quel gusto estetico che preferisce gli sviluppi lineari alle curve generose. Lo stesso Sartre, ne “L’essere e il nulla” volle profetizzare l’eclissi delle natiche sottolineando come esse testimonino una autonomia della carne inconciliabile con le filosofie del razionalismo e dell’esistenzialismo.

Per questo, tutt’oggi, due sederi diversi si danno battaglia nell’universo della cultura e dello spettacolo. Da una parte le natiche alla “Vogue”, piccole e levigate, poco ingombranti e scarse di attrattive erotiche, ma funzionali e dinamiche, preferite soprattutto dalle donne in carriera. Dall’altra il sedere alla “Playboy” che si incarna, archetipicamente, nelle antiche natiche di Brigitte Bardot, per chi ha studiato mitologia. Sul piano della ricerca storiografica, in Italia, va citata Stefania Sandrelli quando, ancor giovane, fu fatta artatamente ingrassare da Tinto Brass, per interpretare il film cult “La chiave”, dove il deretano dell’attrice ipnotizzò il pubblico in un espressivo e paesaggistico primo piano.

È questo, secondo i sondaggi e le statistiche, il sedere che piace alla maggioranza degli uomini e che viene sbattuto in faccia sui social da una pletora di giovanissime, attrici e non. Purtroppo tali glutei equilibrati sono sotto attacco da parte di chi, tendenzialmente, non se li può permettere. Il web è invaso da una parata di natiche siliconate simili alle guance mongole delle proprietarie, talora con bocca a canotto.

Chi vincerà? Quale sarà, nel mondo futuro, il sedere più adatto a sopravvivere, per la salvezza della specie? La scienza si è spaccata in due. Darwinianamente, c’è chi crede che il caso produrrà un sedere aggressivo e mordace, spietato con i concorrenti, che s’imporrà minacciosamente e senza rispetto per gli altri, nella lotta incessante per la sopravvivenza. Lamarkianamente, altri sono convinti che la necessità darà vita a un sedere etico, ambientalista e un pò vegano, attento ai problemi del terzo mondo, generatore di nuovi orizzonti e di spinte democratiche planetarie.

A chi andrà la gloria? È uno scomodo lascito per le generazioni future.

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