Fake news e valori dell’Illuminismo

Fake news e valori dell’Illuminismo

Come in una congiura dei somari, le fake news imperversano. Tuttavia, mentre vengono aggrediti l’ambiente e l’intelligenza e la ragione è ferocemente svilita, sempre brillano come ancore di salvezza le idee chiare e distinte del secolo dei lumi.
Come discutere con chi è convinto che la terra sia piatta, i terremoti provocati dagli alieni e altre amenità del genere? Solo una vasta educazione alla razionalità e alla scienza potrebbero contrastare, col tempo, la patologia mediatica delle false notizie. Ma il raziocinio e la verifica, che richiedono studio ed esperienza sono, appunto, le idee propugnate, nel passato, dalla filosofia illuminista.
L’illuminismo fu un vasto movimento di cultura nato in Inghilterra nel XVII secolo e diffusosi poi in Francia e nel resto del continente con l’obiettivo di emancipare l’umanità dagli eccessi del fanatismo religioso e dall’ignoranza tramite un corretto uso della ragione. Kant lo definì come «l’uscita dell’uomo da uno stato di minorità [l’incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro], imputabile solo a se stesso e dovuta non a un difetto di intelligenza ma a mancanza di coraggio. “Abbi il coraggio di usare tutta la tua intelligenza”. È questo il motto dell’Illuminismo».
Dalla filosofia dell’Empirismo inglese, l’Illuminismo assunse il valore dell’esperienza e della concretezza, di uno stile scientifico basato sulla costante verifica sperimentale delle teorie, individuando nella fisica classica (Newtonianesimo) il modello di ogni ricerca condotta rigorosa.
Più complessi furono i rapporti con il Razionalismo francese. Da una parte l’Illuminismo ereditò il desiderio di chiarezza e l’esigenza di verità evidenti al punto da risultare incontrovertibili; dall’altra ne rifiutò lo spirito di sistema, l’idea del deduzionismo cartesiano e che l’intelletto debba fondare assiomi da cui dedurre tutte le verità del mondo.
L’Illuminismo infatti rifiutò di fare della razionalità un fattore assoluto, l’unica fonte di tutta la conoscenza. La ragione illuminata non è un ente metafisico, ma uno strumento utile: deve essere usata dall’uomo, non dominarlo. Alla ferrea razionalità logica è preferibile la ragionevolezza, una sua versione più moderata che non ha la pretesa di essere infallibile ma si rivela feconda e capace di combinarsi con l’esperienza e la complessità reale del mondo. La ragionevolezza va usata in modo costruttivo, sottoponendo alla sua critica ogni aspetto della vita privata e sociale, in particolare quelle aree del pensiero tradizionalmente soggette all’autorità religiosa come l’etica e la politica. L’Illuminismo fu un movimento decisamente impegnato nella trasformazione del mondo: il suo programma, estendere al maggior numero di persone la massima felicità possibile, divenne una delle cause profonde della Rivoluzione francese.
Il tema filosofico di maggior peso dell’Illuminismo fu il ritorno alla natura (Buon selvaggio), vista come sede di autenticità e di razionalità, in contrapposizione a quanto di artificioso e arbitrario è stato prodotto dalla cultura del passato. Il principale obiettivo polemico dei Philosophes illuministi fu infatti il fanatismo, che essi consideravano intrinseco a ogni religione positiva (perché ognuna si ritiene portatrice di una verità assoluta e quindi si arroga il diritto di reprimere il dissenso). Alla fede (come credenza irrazionale) e al principio dell’auctoritas si deve sostituire una religione naturale (nei limiti posti dalla ragione) secondo i princìpi del deismo. A Dio vanno attribuite solo le qualità che la ragionevolezza ritiene plausibili (non certe), vale a dire la creazione del mondo, l’esistenza di un premio o castigo dopo la morte e poche altre ancora.
In un’allegoria del Settecento la conoscenze è descritta usando il linguaggio mitologico. La mente è rappresentata da una dea che si pone come intermediaria fra la divinità (il Sole) e la natura. Nella mano destra tiene uno specchio (la ragione) che riflette verso il basso la luce della verità. Nella sinistra la dea tiene il vaso della sapienza: l’acqua che da questo sgorga (il sapere) è raccolta in una coppa dalla figura in basso, allegoria dell’esperienza e della pratica scientifica sperimentale. Nella mano sinistra la donna alza un bastone sino a lambire il limite della natura. Il bambino rappresenta colui che deve essere istruito, il destinatario di tutto il processo.

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